ROMA BRUCIA
Il primo lancio di volantini su Roma avvenne il 17 maggio 1943 a cui ne seguirono altri sei. Cominciava la propaganda degli Alleati per allertare la popolazione sull’imminente bombardamento. Il testo del volantino era
Romani! Abbandonate le vostre case se sono in prossimità di stazioni ferroviarie, aeroporti, caserme. Rifugiatevi lontano dagli obiettivi militari che le forze armate dell’aria Alleate possono bombardare.
I Romani non diedero peso ai ripetuti e crescenti avvertimenti che arrivarono dal cielo, i volantini per ordine del Viminale vennero raccolti e distrutti dalle forze dell’ordine e dall’Unione Nazionale Protezione Antiaerea.
L’ultimo lancio fu il 17 luglio e il 19 luglio alle 11:30 una vera e propria tempesta di fuoco si abbatteva per più ore sulla Capitale colpendo non obiettivi militari ma vasti quartieri popolari: dalla tuscolana alla tiburtina.
In ondate successive gli aerei americani 660 bombardieri scortati da 268 caccia, avevano scaricato oltre 1000 tonnellate di bombe sullo scalo ferroviario e sul vicino quartiere di San Lorenzo, provocando oltre 3000 vittime e 11.000 feriti. A bordo di una vecchia Mercedes nera, arrivò sul piazzale del Verano, Pio XII accompagnato dal sostituto segretario di Stato Giovanni Battista Montini (Paolo VI), tra la folla e a braccia spalancate gridava
Pace, pace
Tutti si inginocchiarono e il pontefice li benedì. Giunse anche il Re Vittorio Emanuele III ma la folla lo ignorò e lo insultò. Nel 1968 il quotidiano IL TEMPO sul posto ha eretto un monumento opera dello scultore Antonio Berti.
Quel 19 luglio Mussolini era a Feltre che si incontrava con Hitler per discutere la strategia militare dopo lo sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio. Mussolini era convinto dell’arma segreta vantata da Hitler per cui non arretrava di un passo. Nel Bollettino di guerra n. 1.151 del 20 luglio 1943, il Quartier Generale delle Forze Armate comunica, tra l'altro, che:
I danni arrecati dalle formazioni americane, che con alcune centinaia di quadrimotore hanno ieri, durante tre ore, attaccato Roma sono ingenti: risultano, tra gli altri, gravemente colpiti ed in parte distrutti, edifici sacri al culto e alla scienza e quartieri di abitazioni operaie; in particolare la basilica di san Lorenzo, il cimitero del Verano, la città universitaria, il complesso ospedaliero del Policlinico, i caseggiati popolari delle zone di Prenestina e Latina.
Il numero delle vittime accertate ascende a 166 morti e 1.659 feriti. Durante e dopo l’incursione la popolazione ha dato esempio di disciplina e di calma. Sette veicoli sono stati abbattuti dalle artiglierie contraeree ed uno dalla caccia.
Nella stessa data Pio XII scriveva al presidente Roosevelt:
Abbiamo dovuto essere testimoni della scena straziante della morte che ci viene gettata dal cielo e colpisce senza pietà cose non sospettabili uccidendo donne e bambini.
Il Vaticano premeva per far dichiarare Roma città aperta, ma il Duce si oppose ad ogni ipotesi di trasloco del governo. Però da lì a poco il 25 luglio cadde il governo. E a seguire l’arresto di Mussolini, la Milizia fu incorporata nell’esercito e conferito l’incarico al maresciallo Pietro Badoglio.
Il 28 luglio fu sciolto il PNF. Ai primi di agosto furono avviati i contati con gli Alleati per uscire dalla guerra.
Il 13 agosto il secondo bombardamento di Roma. Un treno carico di italiani delle Colonie, proveniente dal sud e diretto a Roma Termini fu colpito in via Casilina (altezza civico 164) angolo via del Mandrione. Le grida di dolore furono ascoltate dal padre Raffaele Melis O.M.V. parroco della chiesa di Sant’Elena (via Casilina 205) che accorreva per portare soccorso e conforto con l’estrema unzione. Ma un successivo attacco lo colpì, mentre benediceva. Lo ricordano due lapidi mentre è in corso la causa di informazione canonica.
Nei giorni seguenti Roma sarà “città aperta” e Mussolini portato al Gran Sasso. Nell’arco di pochi giorni il 3 settembre a Cassibile (SR) si firma l’armistizio con gli Alleati ma viene annunciato l’8 settembre dal generale Eisenhower da radio Algeri alle ore 18:30, poi, alle 19:45, da Roma dal maresciallo Badoglio:
Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.
Immediatamente da parte tedesca si gridava al tradimento e misero in moto oltre alle Divisioni già presenti ed in transito in Italia altre otto Divisioni che si sparpagliarono nel territorio. Era l’Operazione Alarico ovvero invasione ed occupazione del territorio italiano a cui si integrava l’Operazione Achse per disarmare i miliari italiani. Il 9 settembre il governo italiano abbandona la Capitale dirigendosi a Brindisi dove stabilì la sede del Regno d’Italia e del governo. Questo scenario spaccò l’Italia in due determinata dalla linea Gustav (Formia, Cassino, Pescara) e dalla linea Gotica (Pisa-Rimini).Le forze tedesche avevano intorno a Roma o in movimento un numero consistente di unità, tra cui la III Divisione corazzata forte di 24.000 uomini e la II Divisione Parà mentre da parte italiana vi erano due Divisioni l’Ariete e la Piave oltre la Granatieri di Sardegna. Le unità tedesche si mossero da sud (Pratica di Mare) e da nord (Bracciano) investendo i caposaldi italiani.
La difesa del settore meridionale tra la Magliana, l’Eur e la via del Mare, fu affidata al XVII Corpo d’Armata. In tale settore furono impiegati reparti dell’Arma dei Carabinieri di Roma (Magliana e Porta san Paolo). Qui si ricorda la figura eroica del capitano Orlando De Tommaso primo caduto per la difesa di Roma mentre incitava gli allievi carabinieri. A nord di Roma proveniente dalla Cecchignola era il Sten del Genio Ettore Rosso MOVM che con il suo gruppo di genieri e cavalleggeri in località Monterosi sulla via Cassia poneva uno sbarramento di mine ma al sopraggiungere di una colonna di carri armati tedeschi e constata l’impossibilità di arrestarla, provocava lo scoppio del carico di mine, immolando la sua vita e quella del gruppo, distruggeva la testa della colonna che perduto il capo doveva rientrare.
Si combatte anche a Monterotondo (Operazione Campo Marte) quando gli alleati lanciano l’Operazione Avalanche per lo sbarco a Salerno. È il 10 settembre i tedeschi entrano a Roma e per controllarla la dividono in ventisei zone. La presa di Roma da parte dei tedeschi costituisce per loro un barometro politico-militare per impedire il disturbo lungo il fascio di comunicazioni che collegava le retrovie del fronte con le basi logistiche ubicate dell’Italia del nord. Roma brucia tra le macerie, il terrore, il razionamento dei viveri e delle medicine, l’usura e il mercato nero.
Individuata la sede di custodia di Mussolini, i tedeschi lo liberano il 12 settembre sul Gran Sasso.
Il 18 settembre da radio Monaco Mussolini annuncia la nascita della Repubblica Sociale Italiana, la decadenza della Monarchia e la ricostituzione della Milizia oltre del PNF. Il 13 ottobre il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania.
È la legittimazione della guerra di Liberazione e delle formazioni partigiane inquadrate nella Resistenza. Gli eventi precipitano in un susseguirsi di fatti drammatici: l’affondamento della nave Roma, l’eccidio di Cefalonia, il sacrificio di Salvo D’Acquisto…a Roma il 7 ottobre i tedeschi deportano 2000 Carabinieri in servizio rei di aver difeso la popolazione e ritenuti inaffidabili perché non hanno giurato per la Repubblica di Salò, il 16 ottobre la deportazione in Germania di 1023 ebrei di cui soltanto 16 ritorneranno.
L’intitolazione di strade e di opere a Roma ci ricordano gli eventi e le figure che hanno operato nel 1943. Roma è Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza (sarà liberata il 4 giugno 1944).
Letture consigliate:
G. Ranzato, La liberazione di Roma. Alleati e Resistenza, Editori Laterza, Bari, 2019
M. Avagliano, Il partigiano Montezemolo, Baldini-Castoldi, Milano, 2012
P. Monelli, Roma 1943, Einaudi, Torino, 1945
Visione consigliate:
R. Rossellini, Roma città aperta, film, 1945
Museo storico della liberazione, Via Tasso n. 145, 00185 Roma
Biblioteca Casa della memoria e della storia, Via di San Francesco di Sales n. 5, 00165 ROMA