LA BATTAGLIA DI MONTEROTONDO

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8 Settembre 1943 ore 18:30 da Radio Algeri il generale Dwight Eisenhower legge il proclama dell’armistizio tra gli Alleati e il governo italiano. Alle ore 19:45 il Maresciallo Pietro Badoglio fa il suo annuncio da Roma. Contemporaneamente le forze germaniche concretizzano il piano di invasione ed occupazione (operazione Alarico) e di disarmo dell’esercito italiano (operazione Achse) predisposto in precedenza nel caso di una defezione dell’Italia dalla guerra.

Nella mattina del 9 settembre i grandi nodi stradali e ferroviari, i valichi di confine e tutti i centri nevralgici italiani erano ormai saldamente presidiati dalle truppe tedesche, che oltre a quelli già presenti, dilagarono nel Paese occupando in pochi giorni gran parte del territorio – dalle Alpi a Napoli non ancora in mano alleata – ed attuando il rastrellamento dell’esercito italiano. Il 10 settembre furono istituite “ zone di operazione “.

In questo scenario scatta l’operazione

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che consiste nella cattura dello SME e del suo archivio segreto militare che si trova nel Castello Orsini di Monterotondo quale sede di “campagna “.

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Da Ciampino, il 9 settembre, parte un battaglione del VI Rgt. Parà consistente in 800 uomini trasportati su cinquanta Junker 52 al comando del maggiore Walter Jerike che riceve in volo la destinazione e lo scopo della missione. Il lancio avviene alle ore 7:45 sulla Salaria, tra l’Osteria del Grillo e Monterotondo Scalo dove avvengono i primi scontri preceduti da un mitragliamento aereo del centro abitato. In quel momento a Mentana si trova un ufficiale dei Carabinieri Fausto Garrone MBVM che in servizio isolato a scopo informativo , rientrava al comando di Divisione a missione ultimata, veniva a conoscenza dalla popolazione civile del lancio dei parà tedeschi.

Di propria iniziativa, servendosi di armi e munizioni trovate in un magazzino, organizza con i civili del posto una resistenza contro il reparto nemico che nel frattempo era sopraggiunto. Dopo circa un’ora di conflitto a fuoco i tedeschi ripiegano sul grosso delle loro forze dopo aver subito rilevanti perdite con morti e feriti.

Il tentativo dei parà era quello dell’accerchiamento di Monterotondo-Mentana al fine di verificare la presenza e l’eventuale cattura del generale SME Mario Roatta che aveva la residenza in Villa Betti a Mentana e che in precedenza aveva avuto un colloquio con i generali Siegried Westphal capo di SM di Albert Kesserling capo delle truppe tedesche in Italia e Rudolf Toussaint responsabile dei piani di difesa contro lo sbarco alleato in Italia. Ma il generale Roatta non c’è perché è fuggito con il governo a Brindisi.

Monterotondo oltre alla sede militare può contare su : una Compagnia d’assalto motorizzata, una Compagnia Granatieri di Sardegna, un Battaglione del Genio, un Gruppo di Artiglieria contraerea, una Batteria controcarro, la II Compagnia Carabinieri SMRE e la stazione CC ed alcune unità di formazione del Quartier Generale SM, registra in quel momento alcuni reparti del 2 Rgt “Re” di fanteria di ritorno dalla Jugoslavia.

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«Junkers JU 52 tedeschi lanciano paracadutisti su Monterotondo»

Quando il lancio dei parà è terminato e si sviluppa sulla città, gli scontri si fanno cruenti con perdite da una parte e dall’altra. Le forze italiane cercano di impedire le penetrazioni all’interno del sistema difensivo anche se ormai l’evacuazione e in trasferimento in località segreta del personale e degli archivi dello Stato Maggiore è stato effettuato e completato.

I tedeschi con le mine scardinano il portone d’ingresso del Castello Orsini e soverchiano per quantità gli uomini e i mezzi ma l’intervento degli altri reparti italiani consentono di accerchiare i tedeschi che devono lasciare la presa. Il comandante dei parà tenta una trattativa che dura fino al 11 settembre quando in base agli accordi stabiliti a Roma da Kesserling, minacciano di sabotare gli acquedotti e di bombardare Monterotondo. Il nodo si scioglie: i tedeschi occupano il presidio dell’Aeronautica Militare e transitano per Mentana per dirigersi alla Caserma di via Legnano a Roma.

Sia Monterotondo che Mentana diventano postazione di mezzi e antiaerei sovrapponendosi a quelli dell’esercito italiano. Il presidio italiano è sciolto tranne per l’ordine pubblico che viene affidato ai Carabinieri e al 3 ° Battaglione della Divisione Piave. Alla fine dello scontro ci sono 300 parà morti e 125 italiani con 145 feriti e 31 vittime civili. Monterotondo avrà tra i caduti civili 57 uomini, 27 donne e 17 bambini.

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«Entrata del bunker del Monte Soratte»

Monterotondo è un centro strategico trasversale sia per la ferrovia, sia per la Salaria (dazio) e sia per la zona di Capena con il suo bunker che sarà la sede di Kesserling ma è anche sede di un Comitato di Liberazione Nazionale il cui scopo è quello di creare azioni di disturbo e di sabotaggio delle linee telefoniche e di collegamento, di assistenza ai militari italiani sbandati e prigionieri alleati, di effettuare furti alle proprietà delle forze armate in Mentana e di tenere contatti con gli alleati.

Con le armi trafugate il reparto partigiano di Monterotondo è formato da 33 elementi che compiono numerosi attacchi alle autocolonne tedesche in transito sulla Salaria come il lancio di chiodi sulla tratta salaria-nomentana-tiberina-palombarese oltre a prestare aiuto ai prigionieri fuggiti dal campo di prigionia di Passo Corese.

Tra i partigiani ci sono Edmondo Riva (1901-7.6.1944) MOVM, Attilio Pelosi (1925-16.8.1944) e D. Ortensi MAVM,  ed i carabinieri G. Cannata MAVM, F. Franzesini croce di guerra al VM.

Mentana accolse 280 sfollati dopo il bombardamento di Roma e il 27 ottobre 1943 durante un rastrellamento furono presi ben 300 uomini per lavori tra cui la riparazione della Salaria, nel tentativo di fuggire trovarono la morte 6 uomini.

In questo quadro i tedeschi si fecero sempre più minacciosi imposero il coprifuoco, il divieto di ascolto della radio, effettuarono perquisizioni, controlli , razzie e requisiti alloggi.

Il 3 giugno 1944 Mentana è bombardata dagli alleati per impedire il convergere verso Roma delle truppe tedesche: 72 morti, 58 case distrutte, 28 danneggiate, 335 senzatetto.




Letture consigliate:

AA.VV., 50° anniversario della battaglia di Monterotondo, Anpi Provincia di Roma e Comune di Monterotondo, 1993

Cantagalli L., Mentana 1943-1944, Aracne, Monterotondo, 2000

GALLI A., Carabinieri per la libertà Mondadori, Milano, 2016

Lucioli M.- Castelli M., Monterotondo 9.9.1943Youcanprint, Monterotondo, 2020

Maggio F., La battaglia di Monterotondo (DVD), Monterotondo, 2013

Massimiani U. - Oliverio A., Il bombardamento di Mentana - 3.6.1944, Istituto di Studi Sabini, Mentana, 2019

Patricelli M., Settembre 1943. I giorni della vergogna, ed. Laterza, Roma, 2010
P. L. Villari, Sotto assedio. La battaglia per la difesa di Roma (8-10 settembre 1943), IBN Editore, Roma, 2021