SALARIA, LA VIA DEL SALE

La via Salaria (Strada Statale 4) è la più antica strada romana. Venne tracciata e mantenuta efficiente fin dai tempi della monarchia, quando Roma era alle origini e in antagonismo continuo con le popolazioni della costa tirrenica. Le difficoltà ad accedere al sale (alimento, medicinale, bene commerciale e simbolico) alla fine spinsero la comunità nascente ad aprirsi un varco attraverso l’impervio Appennino, per approvvigionarsi sulla costa Adriatica. Di questo ne parla Festo e Plinio il Vecchio.

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«Le principali strade consolari dell'antica Roma»

A tracciare il suo percorso furono gli Italici, allevatori di greggi ed armenti, tanto da definirlo “Campi Salinarum (saline)”. Ma sorta Roma e pervenuta a potenza imperiale, la via spezza la sua unità originaria: il tratto a nord della Città continuerà a chiamarsi Salaria mentre quello che da Roma arriva al mare si chiamerà Ostiense, dal nome della città costiera ricca di ville residenziali e di traffici commerciali. Da Roma, la Salaria giungeva a Castrum Truentinum, l’odierna Porto d’Ascoli, valicando l’Appennino sotto il Terminillo. Poi traversava la Sabina e il Piceno, così come fa oggi. È un tracciato di 149 miglia romane (1 miglio = 1478,50 metri) pari a 204 km. La Salaria, originariamente, seguendo il percorso di Porta Pinciana, tagliava il Campo Marzio raggiungeva la pianura, si accostava all’Isola Tiberina (Foro Boario) dove si distribuiva il sale. Depositi del sale erano sull’Aventino. La crescita urbanistica ed architettonica di Roma la frammentano e ne fissano la partenza da Porta Salaria detta anche Salara o Collina o Quirinale spingendola verso le mura Serviane e Aureliane. Da Roma si crearono così due vie Salaria, la prima detta Salaria Vetus seguiva la via di Porta Pinciana raggiungeva i monti Parioli e si univa con la seconda cioè la Salaria Nova al Ponte Salario sull’Aniene. Questo il percorso: Roma, Fidenae (Villa Spada), Marcigliana (Crustumerium), Septem Balneas (Settebagni),Eretum (Monterotondo), Cures (Passo Corese), Ad Novas o Vicus Novus ( Osteria Nuova),Reate (ponte romano sul fiume Velino), Cutilae (Cotilia), Interocrium (Antrodoco), Forum Decii (Bacugno di Posta), Falacrinum, Vicus Badies (Accumoli), Ad Maries, Ad Centesimum, Ad Aquas, Asculum, Castrum Truentum.

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«Rete stradale del Lazio nel sec. XVII. Via Salaria e Via Nomentana»

A sua volta da questa arteria principale si collegavano altre arterie in grado di raggiungere il territorio interno con un sistema di Mansio, ville rustiche, ville patrizie, sepolcri e città. La vecchia Salaria era larga 4,20 metri ed aveva un fondo composto di ghiaia e di piccoli ciottoli prelevati dal greto del Tevere, legati insieme con argilla e sabbia, per uno spessore di 50 cm. Nel medioevo con l’avvento delle proprietà delle famiglie nobili romane, si andò a strutturare un articolato sistema di casali, tenute ed osterie. Di rilievo sono i palazzi di una certa consistenza come Villa Albani (XVIII secolo), Odescalchi, Spada, Ada Tellfner ex Savoia (via Salaria 267 con 160 ha) e il castello della famiglia Giubilei a Fidene da cui il nome Castel Giubileo. Altro aspetto particolare fu il sistema fiscale che dal V al XV secolo appaltò o vendette le porte ai privati per riscuotere il pedaggio del transito (dogana). Tra l’altro dal X secolo proliferarono le vie e le porte di nome Salaria dove si trovavano le Salerie per gestire e distribuire il sale.

Con la Salaria entriamo in Sabina dove è tradizione antica che l’apostolo Pietro fu ospite in casa di Ursace (Vescovio) per la Fractio Panis e il suo discepolo San Prosdocismo fondò tre chiese dedicate alla Madonna: Horti Sallustiani, Cures e Ponticulorum (Ponticelli Sabino). Percorse la via Salaria (la sua immagine è nella lunetta del portale della cattedrale di Rieti) per recarsi nell’Italia settentrionale. Fu attraversata da Carlo Magno nel novembre 800 da Farfa a Mentana per incontrarsi con Leone III. Nel 1112 il vescovo reatino Benincasa fece costruire nel percorso una serie di ospedali per pellegrini. Fu percorsa dal movimento dei Bianchi Battuti alla vigilia del giubileo 1400 e nel periodo 1943-45 tra Resistenza e Guerra di Liberazione fu scenario di combattimenti, incursioni aree alleate, rastrellamenti e gesti di solidarietà.

Nella Salaria ci sono sedi di importanti enti pubblici e privati (Aeroporto dell’Urbe, Condotte spa, City Lab, Enav, Poligrafico dello Stato con il museo della Zecca, Cnr, Anas, Crea, Rai, centri sportivi e commerciali, centri di servizi, centri civili e militari, stazione FS e Cotral, Caimo, ecc…) che intrecciano percorsi antichi e moderni (vds le varie vie benedettine, vie mariane, vie francescane) in un bel paesaggio di natura, di storia, di cultura e …di olivi. La Salaria al tempo di Roma antica era una delle più vaste e complesse necropoli (Colombario via Po 19 bis, ipogeo via Livenza 4, mausoleo di Lucio Peto via Salaria 125 bis, catacombe San Valentino nella via omonima, catacombe di Priscilla, catacombe San Panfilo a via Paisiello 24 b dove oggi c’è la chiesa-santuario Santa Teresina, cimitero di san Ermete o Bassilla in via Bertoloni 13 o Salaria vecchia dove nel 1845 fu scoperto il sepolcro del martire Giacinto (insieme a Proto) oggi sotto l’altare della chiesa del Collegio Urbano suo patrono insieme a San Fedele, cimitero di Massimo e Felicita in via Simeto 2, cimitero di Trasone in via Taro, cimitero di San Getulio al 13 miglio della Salaria, cimitero di sant’Antimo al 23 miglio della Salaria, oratorio di Pio IX a via Salaria 277)

Tra questi nomi ci sono i martiri della via Salaria: i martiri di Cures (Antimo, Eutimio, Getulio o Zotico; festa 11 maggio), i martiri di Forum Novum o Vescovio (Fabio, Massimo, Basso; festa 20 ottobre), e le martiri: Vittoria (festa 9 luglio, Monteleone Sabino), Anatolia (festa 9 luglio, Borgorose), Barbara (festa 4 dicembre, Scandriglia-Rieti). Il territorio della Sabina comprende quattro diocesi: Rieti, Sabina, Terni (Vacone), Tivoli (Pozzaglia, Orvinio, Turania) e due province: Rieti e Roma (oggi Città Metropolitana di Roma Capitale).

Di queste catacombe è visibile e visitabile quella di Priscilla a via Salaria 430 e di Santa Vittoria a Monteleone Sabino. Le catacombe, nate tra il II-III secolo, oltre alla sepoltura erano adibite alla commemorazione funebre dei membri della comunità cristiana. Il termine, tradotto dal greco, significa “presso la cavità”

La catacomba di Priscilla, conosciuta in tutti i documenti topografici e liturgici antichi, si apre sulla Salaria con ingresso presso il monastero delle Suore Benedettine di Priscilla. Per la consistenza numerica di martiri qui sepolti, questo cimitero era chiamato la regina catacumbarum. Scavata tra il II e il V secolo, prende inizio da ambienti ipogei preesistenti, dei quali i principali sono un arenario, un criptoportico e l’ipogeo con le tombe degli Acili Glabrioni. A questa famiglia apparteneva la nobildonna Priscilla la cui festa ricorre il 16 gennaio nel Martirologio Romano, che la indica come benefattrice della comunità cristiana di Roma. Questo cimitero (a due piani, profondo 35 metri con 40.000 sepolture) è stato il primo ad essere stato ritrovato nel XVI secolo e pertanto derubato di lapidi, sarcofagi, tufo e corpo di presunti martiri. Conserva pitture belle e significative, tra cui l’affresco della Vergine col Bambino, una delle prime raffigurazioni della Madonna (III secolo); c’è poi la cappella greca, sulle cui nicchie si conservano pitture murali con scene della Bibbia. Nella catacomba di Priscilla ci sono sette santi papi: Silvestro, Marcellino, Marcello I, Liberio, Vigilio, Celestino I, Siricio.

La catacomba di Santa Vittoria i cui primi scavi risalgono al 1958 vi si accede nella navata centrale attraverso una stretta porta della chiesa-santuario omonimo di Monteleone Sabino. Nella prima saletta all’interno si conserva un sarcofago marmoreo bianco, nel quale la tradizione vuole fossero deposte i resti di santa Vittoria martire. Scendendo si arriva alle tombe (tra i reperti ci sono delle lucerne) scavate nella roccia e l’estensione complessiva dell’area è di circa 40 metri. Il santuario si trova a 1,5 km dal paese mostra le forme romaniche del XII secolo con successivi interventi sui lati e sull’abside risalenti al XV secolo per volere degli Orsini. La chiesa con tetto a capriate e a tre navate, presenta antiche decorazioni ad affresco. L’elemento più antico è certamente la martire in piedi, vestita di una lunga tunica rosea, sulla parte di fondo dell’abside. La santa mostra sul petto i segni del martirio (XIII secolo). Sulla lunetta del portale spicca la Vergine con ai lati i santi Vittoria e Vittorino vescovo. Sull’altare della navata sinistra un affresco con i santi apostoli Pietro e Paolo.

A Monteleone, l’antica Trebula Mutuesca, si può anche visitare il museo civico archeologico.

I nodi stradali della Salaria sono:

  • la Porta Salaria
  • il Ponte Salario
  • Monterotondo Scalo (Duomo con l’immagine dell’Assunta, la chiesa di santa Maria delle Grazie con l’immagine mariana bizantineggiante, la chiesa della Madonna di Loreto, il convento dei Cappuccini), il bivio per Mentana, l’uscita AI Castelnuovo di Porto, l’ingresso per la Tiberina.
  • Al 25 km l’ingresso per Lucus Feroniae
  • Al 35 km Passo Corese di Fara Sabina (santuario S.Maria degli Arci, monastero delle clarisse eremite con visita al museo del silenzio) con la stazione FM1 Fiumicino-Fara-Orte, la stazione Cotral, l’ingresso SS 313 (ternana) con direzioni per il santuario di Vescovio , dell’abbazia di Farfa e del Tancia. Dopo Passo Corese si può percorre la via Salaria nuova e vecchia (Acquaviva di Nerola con altre direzioni).
  • Al 55 km Osteria Nuova per visitare la fiera mensile - prima domenica -  di merci e bestiame (prima edizione nel 1893, nel 1926 si istituisce un centro agrario e nel 1953 si stabilisce a cadenza mensile); per visitare il Ponte del Diavolo ( viadotto del II secolo a.C. costituito da un grande muraglione in opera quadrata alto 13 metri , lungo 20 metri e largo 6 quale confine tra Cures e Trebula Mutuesca ); per visitare i Massacci ( resti di monumenti funerari sabini a torre alti tra i 6,50 - 9, 25 metri). Su parte di questi Massacci e sopra la grotta nel 1711 i marchesi di Frasso sabino Sforza Cesarini fecero costruire un casale rustico (disegno di Karl F.Schinkel del 1803) con osteria per ospitare i pellegrini. Nel 1854 vi faceva sosta la diligenza Roma-Rieti). Qui in località Monte Calvo (769 metri) Madonna dei Colori gli scavi archeologici tra il 1824-26 portarono alla luce l’imponente villa dei Bruttii Praesentes, il materiale si trova in parte a Copenaghen alla Glyptoteca Ny Carlsberg, in parte a Corfù nella villa dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e il sileno danzante al Museo Borghese. Da Osteria Nuova si può raggiungere l’abbazia di Farfa, Poggio Mirteto e la cattedrale, il santuario di santa Maria delle Grazie, il santuario della Madonna di Valle Bona.
  • Al km 62 Ponte Buida e il conseguente incrocio di Torricella per il Turano.
  • Al km 80 Rieti da cui prendere tutte le direzioni per il Cicolano, il Velino, il Salto, la piana reatina, l’Aquila e Ascoli Piceno. Rieti è il Centro d’Italia con i suoi musei, monumenti, chiese, centri culturali e sportivi, mura medievali, palazzi nobili, la Scuola Interforze NBC, l’aereo club, il teatro Flavio Vespasiano.

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«La Porta Salaria in una stampa di Giuseppe Vasi (1710-1782)»

La Porta Salaria consentiva alla via Salaria il passaggio attraverso le Mura Aureliane (imperatore Aureliano 270-5, le mura avevano 14 porte, 5 posterule, 380 torri quadrate o circolari che si susseguivano a distanza di 30 metri). Era la via Salaria Nova proveniente dalla Porta Collina di uscire dal circuito cittadino per congiungersi alla via Salaria Vetus e proseguire verso la Sabina fino a raggiungere l’Adriatico. Da questa porta entrarono i barbari, prima i Galli nel IV secolo a.C. e i Visigoti di Alarico I nel 410 d.C. nel 537 fu teatro dell’assedio del re dei Goti Vitige (difesa di Belisario). Ma quando il 20 settembre 1870 si combatté la battaglia per Roma Capitale il tratto delle mura tra Porta Pia e Porta Salaria, la più esposta al cannoneggiamento delle truppe del Regno d’Italia, si aprì la breccia di Porta Pia. Demolita e ricostruita nel 1873 su progetto dell’arch. Virginio Vespignani fu definitivamente abbattuta nel 1921 per il nuovo assetto urbanistico di Roma (piazza Fiume).La porta era ad un solo fornice, con un arco in pietra sormontato da una cortina in mattoni ed era affiancata da due torri semicircolari. Tra la Porta Salaria e la Porta Pinciana si estendevano i famosi Horti Sallustiani ed una caserma dei Pretoriani. La demolizione della Porta ha rilevato l’emergere di monumenti funebri del sepolcreto sabino (cippo del poeta Quinto Sulpicio Massimo). La Porta Salaria è stata disegnata nel 1747 dall’incisore Giuseppe Vasi (1710-82) e nel 1829 dall’incisore Luigi Rossini (1790-1857).

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«Veduta del Ponte Salario - Incisione di G.B. Piranesi (1720–1778)»

Lasciata la Porta Salaria troviamo il Ponte Salario costruito sopra il fiume Aniene, prima di confluire nel Tevere, e citato dagli antichi scrittori romani. Costruito dagli Etruschi, si trovava al terzo miglio della Salaria, sulla quale veniva trasportato il sale nella Sabina, vicino al villaggio di Antemnae, ricordato in relazione alle prime imprese del fondatore Romolo. Secondo la leggenda, sul ponte salario sarebbero passate le sabine vittime del rapimento dei romani, il famoso “ratto delle Sabine”. Nel 728 qui avvenne lo scontro tra i Longobardi, difensori di papa Gregorio II e l’esercito dell’esarca Paolo inviato dall’imperatore bizantino Leone l’Isaurico.

Tra il Settecento ed Ottocento il ponte fu distrutto diverse volte: impedimento del passaggio dei napoleonici e dei garibaldini. Ripristinato e restaurato nel 1874, fu ricostruito ex novo nel 1930 ma con la perdita della struttura antica ad eccezione di due archi minori di sotto rampa da una parte e dall’altra dell’arco centrale moderno. Tra la fine degli anni settanta ed inizio degli anni ottanta del Novecento fu costruito un secondo ponte in cemento armato ad est di quello originario (carreggiata nord) mentre il preesistente venne dedicato alla carreggiata sud. Il ponte Salario è stato disegnato da Giovan Battista Piranesi nel 1760 e dall’incisore Achille Parboni (1826-57). L’antico ponte era largo 6,6 m. aveva un grande arco a tutto sesto con una campata di 24,9 m. e due archi minori a tutto sesto co una campata di 3,4 m. Costruito in opera quadrata con tufo di Fidene e per il grande arco centrale con blocchi di travertino mentre per il nucleo centrale era stato adoperato il calcestruzzo. La torre difensiva risaliva al VII secolo, fortificata nel XV fu distrutta nel 1829.


Letture consigliate

AA.VV., La Salaria in età antica, L’Erma di Bretschneider, Roma, 2000

AA.VV., I Santi Sabini studi e ricerche, Diocesi Suburbicaria Di Sabina e Poggio Mirteto, 1975

ALVINO G., Via Salaria,  IPZS, Roma, 2003

CASTELLI G., La via consolare Salaria Roma - Reate - Asculum - Adriaticum, Ascoli Piceno, 1886

FIOCCHI NICOLAI V. – RICCIARDI M., La catacomba di S. Vittoria a Monteleone Sabino (Trebula Mutuesca), SCV, 2003

LORENZETTI R., La Sabina di Schinkel, Archivio di Stato di Rieti, 2016

MALLIA F., I Santi Martiri di Cures Sabini Culto e Passiones, Poggio Mirteto, 2007

MARA MG., I Martiri della via Salaria, Studium, Roma, 1964

MARTINORI E., Via Salaria antica e moderna, Roma, 1931

PERSICHETTI N.,  La via Salaria nei circondari di Roma e Rieti,  Accademia dei Lincei, Roma, 1910

QUILICI GIGLI S., La via Salaria da Roma a Passo Corese,  Bulzoni, Roma, 1977

TOMASSETTI G., La via Salaria,  Roma, 1909