NOMENTANA, LA VIA MONUMENTALE

La via Nomentana prende il nome per l’antica Nomentum di cui Virgilio celebra le sorti nell’Eneide, colonia sabina assoggettata dai romani e trasformata nel secolo VII in un luogo di villeggiatura collegata all’Urbe tramite la via omonima. 

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La strada ebbe un curatore (34 km) come testimonia la lapide conservata in Vaticano di cui ne parla Tito Livio. Celebre fu anche il ponte sull’Aniene che lo legò alla vicenda di Menenio Agrippa sul Monte Sacro. Il ponte fu distrutto dai Goti, ricostruito da Narsete, danneggiato dai Bizantini e dagli Orsini, dal duca Valentino e da Fortebraccio. Restaurato definitivamente dai pontefici Niccolò V (1328-33) e Innocenzo X (1644-55). Nel XVII secolo fu tra i ponti di Roma più ripreso dagli artisti, vedi il disegno di Filippo Anivitti (1876-1955).

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«Filippo Anivitti, acquarello su carta. Veduta del Ponte Nomentano»

Nomentum (415-900) fu la prima origine della Diocesi Suburbicaria Sabina, nel 593 accorpò la diocesi di Cures per poi essere unita a Forum Novum (Vescovio). Il vescovo nomentano Giovanni fu l’autore del celebre incontro di Carlo Magno con Leone III a Mentana il 23 novembre 800.

Via Nomentana (il primo tratto all’antica Ficulea la fece chiamare Ficulense) nel medioevo si chiamò anche Via de Domina (Costanza o Costantina) figlia dell’imperatore Costantino che aveva notevoli possessi nella zona di Santa Agnese, nei quali fece costruire il suo mausoleo rotondo con preziosi mosaici murali risalenti al IV secolo a.C. Trasformato in battistero e poi nel 1254 in chiesa (disegni di J. Whatmann del 1829). L’antica via partiva da Porta Collina, usciva dall’Urbe per Porta Nomentana che era più a sinistra dell’attuale Porta Pia, si congiungeva all’altezza dell’attuale Villa Torlonia per proseguire nel suo tracciato odierno. La via comprende quattro grandi cimiteri catacombali: Santa Agnese, Sant’Alessandro, San Nicomede (presbitero del tempo di Diocleziano che dette cristiana sepoltura alla martire Felicula, festa 15 settembre) in via dei Villini ed il cimitero maggiore in via Asmara.

Luogo di ville antiche e moderne, come quella di Seneca e di Faonte dove morì Nerone (Vigne Nuove) ex villa Patrizi distrutta nel 1849 e dove oggi sorge il ministero delle Infrastrutture, villa Bolognetti, villa Paganini, villa Mirafiori, villa Casalini (dove fu ospitato Garibaldi), villa Massimo, villa Blanc, villa Torlonia iniziata nel 1802 da Giuseppe Valadier.

Sulle vestigia romane furono costruite chiese, torri, casali, osteria, tenute, sepolcreti e per questo fu quindi definita la via monumentale anche a motivo della costruzione di Porta Pia per un nuovo aspetto urbanistico-architettonico ad opera di Pio IV (Giovanni De Medici 1559-65) su disegno di Michelangelo. Sisto V con bolla del 1° aprile 1590 accordava benefici, privilegi ed indulgenze per quanti costruivano sulla stessa strada. Pio IX la restaurò (porta murata da Pio IV, 1777-83) con l’opera dell’architetto Virginio Vespignani collocando ai lati le statue dei martiri Agnese e Alessandro, ed in alto a motivo di protezione della città l’immagine mariana (affresco del 1853-69 e poi il mosaico della scuola vaticana del 1862-1936). Di fronte alla Porta Pia (all’interno il Museo dei bersaglieri) il monumento al Bersagliere.

Via Nomentana tra la Salaria e la Tiburtina consentiva il passaggio dall’agro sabino alla campagna romana per la transumanza (passaggio doganale ad Acquaviva di Nerola detta “Osteria della creta” per l’attività di una cava, dove nel 1823 con editto pontificio si esentava dalla stanga). Con la presa di Roma “Breccia di porta Pia” del 20 settembre 1870 la via cambia volto, iniziano le edificazioni edilizie del piano regolatore (edilizia popolare, la città giardino ‘Aniene’, uffici, rai ex dear, caserme…). Poco fuori Roma, nel tratto dove oggi si sovrappongono le due Nomentane, l’antica e la nuova, la valle è attraversata dall’acquedotto dell’Aqua Virgo, così chiamata perché furono delle fanciulle ad indicare ai soldati di Roma nel 733 a.C. alla ricerca di fonti per approvvigionare l’Urbe. Costruite le condotte e andate in rovina nel medioevo, i papi del Quattrocento le riattivarono fino al Seicento, quando Urbano VIII la trasportò nel sito odierno, consacrato dalla settecentesca scenografia barocca della Fontana di Trevi.

Nel percorso romano della Nomentana si incontrano quattro chiese:

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«Chiesa di San Giuseppe sulla Via Nomentana»

San Giuseppe (angolo via F.Redi 1) su progetto dell’architetto Carlo M. Busiri Vici nel biennio 1904-5 in stile neoromanico. Consacrata nel 1905 presenta una facciata in laterizio con un portico a tre arcate ed un rosone. L’interno è a tre navate con un’abside decorata in stile cosmatesco dove si erge la statua di San Giuseppe di Francesco Nagni. Nella facciata della chiesa ci sono due mosaici: lo stemma di Pio X e dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense a cui è affidata la chiesa. La chiesa è intitolata a San Giuseppe proclamato da Pio IX nel 1870 “patrono della Chiesa Universale” a cui papa Francesco, devoto del Santo, nel 150° anniversario gli ha dedicato l’ Anno Giuseppino (2020-21) e la lettera apostolica “Patris Corde”.

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«Chiesa di Sant'Agnese fuori le mura in una foto d'epoca (1911)»

Santa Agnese fuori le Mura (via Nomentana 349 curata dai Canonici Regolari Lateranensi) fu fatta costruire da papa Onorio I nel 625-38, sostituendo la basilica fatiscente del 342 eretta da Costanza, figlia di Costantino. La basilica era costruita sopra la tomba della martire Agnese (290-5/305) simbolo della santità verginale, dell’innocenza capace di martirio.

A seguito di distruzioni fu restaurata dai papi. Nel 1615 le reliquie di Agnese e della sorella Emerenziana furono ricollocate sotto l’altare maggiore in un reliquiario d’argento. Il pavimento cosmatesco fu sostituito da mattoni nel 1728 e dal 1855 in marmi. Tra il XVII ed il XIX secolo furono aggiunte le sei cappelle laterali (tre per lato) con pitture assenti nella basilica primitiva. La basilica ha tre navate ed ha il soffitto a cassettoni, è sede parrocchiale ed ha titolo cardinalizio. Con papa San Damaso (366-84) promotore dell’itinera ad sanctos diventa luogo di pellegrinaggio. Nel catino absidale si ammira il mosaico di Sant’Agnese e i papi Simmaco ed Onorio, nell’arco trionfale l’affresco di Pietro Gagliardi raffigurante il martirio della Santa.

Dalla basilica si accede alla cripta, all’annesso monastero e alla catacomba sottostante. La catacomba di sant’Agnese scavate nel tufo, si dipanano su tre livelli e quattro regioni, risalenti al II-IV secolo Era il 21 gennaio 305 quando Agnese fu trafitta con un colpo di spada alla gola per non aver reso il culto alla dea patrona di Roma.

La reliquia del cranio è esposta nella chiesa di Santa Agnese in Agone (Piazza Navona). Il suo nome “Agnese” da agnes-agnus ovvero agnello (a motivo della stessa morte di spada con cui sono trafitti) fin dal V secolo è rappresentata in compagnia di un agnello. Ogni anno il 21 gennaio, dal IV secolo, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa (oggi sono i Trappisti che donano al Capitolo di San Giovanni in Laterano pur rimanendo la cura nella lavorazione della lana delle Suore Benedettine) perché dalla loro lana siano tessuti i palli degli arcivescovi del mondo cattolico che il papa conferisce nella festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. Il Pallio è un paramento d’onore e di giurisdizione costituito da una fascia di lana bianca di circa 5 cm, incurvata al centro, così da poterlo appoggiare sulle spalle sopra la casula. È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura ed è guarnito, davanti e dieto con tre spille gemmate. Il Pallio rappresenta il legame speciale tra il Papa e gli arcivescovi (i nunzi apostolici impongono agli arcivescovi il Pallio nelle loro sedi). Santa Agnese è patrona delle vergini, delle fidanzate, dell’Almo Collegio Capranica (costruito sulla sua casa natale), dell’Ordine della Santissima Trinità.

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«Chiesa dei  Santi Angeli Custodi»

Santi Angeli Custodi (piazza Sempione) costruita nel 1924-5 su progetto dell’architetto Gustavo Giovannoni. È sede parrocchiale dal 2 ottobre 1925, è affidata alla congregazione dei Chierici Regolari Minori “Caracciolini” e dal 1965 ha titolo cardinalizio. L’edificio presenta forme monumentali classicheggianti con cupola. La facciata è divisa in due ordini, separati tra loro dalla scritta Angelis Custodibus. Sotto il timpano è presente un rosone, mentre nell’ordine inferiore è posto il portale arricchito da colonne, baldacchino ed architrave. Caratteristici e simbolici i gradini per salire nella chiesa al cui interno presentano decorazioni, affreschi e cappelle dedicate. L’altare maggiore è decorato da immagini di angeli e da due scritte, che rivelano la loro presenza nella nostra vita: Primi gressus hominis e In transitu hominis. La chiesa dei SS.Angeli Custodi a Monte Sacro costituisce il punto di arrivo della Via di Francesco, istituita nel 2007, in quel percorso a piedi dalla Cattedrale-Valle Santa di Rieti in cinque giorni e per un totale di cento km, inserito in un vasto iter culturale europeo. Il percorso è segnalato dai colori giallo-blu con il logo del Cammino di Francesco-Piazzacolonnato di San Pietro. Nel 1670 Clemente X estese la festa degli Angeli Custodi (2 ottobre) alla Chiesa universale vicino a quella degli Arcangeli del 29 settembre.

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«Basilica di Sant'Alessandro in una foto d'epoca (1929)»

Sant’Alessandro (via Nomentana 1291) chiesa costruita nel 1928 allora zona rurale, sorta sul luogo della prima sepoltura del martire Alessandro (IV secolo). Il complesso monumentale fu scoperto nel 1854 mediante scavi archeologici in cui vennero alla luce i resti di una catacomba e della relativa basilica martiriale. L’Iscrizione all’interno lo ricordava insieme ai compagni Evenzio e Teodulo. La catacomba si sviluppa su un piano mentre la basilica fu edificata nel V secolo per volere del vescovo nomentano, Urso. La festa dei tre martiri è il 4 maggio. 

Si ricorda l’evento del 12 aprile 1855 quando Pio IX insieme ad alcuni alunni del Collegio Urbano ed alcuni prelati vi si recò per visitare le catacombe. Poi sulla strada del ritorno in Vaticano si fermò a Sant’Agnese. Qui nei locali dove si trovava, all’improvviso il pavimento mancò sotto i piedi e vi caddero circa 120 alunni del Collegio Urbano che si erano recati a fargli omaggio. Si era rotto una trave: tutti furono estratti senza destare preoccupazione. Questo disastro è rappresentato in un dipinto.

Il complesso di Sant’Alessandro fu restaurato per opera del cardinale Pietro Fumasoni Biondi.

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«La caduta di Pio IX - affresco di Domenico Tojetti - 1856»

Lasciando la via urbana si entra nell’area della Città Metropolitana di Roma: Fonte Nuova, Mentana e Monterotondo da dove si può proseguire per riuscire sulla Salaria. Queste tre cittadine hanno in comune il culto di Sant’Antonio Abate: I cavalieri di SAA a Fonte Nuova, la confraternita di SAA a Mentana, la Pia Unione di SAA a Monterotondo (fondata nel 1572). 

Il Comune di Fonte Nuova è stato istituito nel 2001 su territorio di Guidonia e Mentana. 

Mentana è la città della memoria risorgimentale (battaglia del III novembre 1867) con il museo garibaldino. Conserva la memoria dei martiri Primo e Feliciano, festa il 28 maggio. Martiri durante la persecuzione di Diocleziano. La loro catacomba si trovava in località “Ad arcus Nomentanum” sul XIII-XV miglio della Nomentana (al XVII miglio la catacomba dei SS. Restituto e Crispolo, festa il 10 giugno). I corpi furono traslati nella chiesa romana di Santo Stefano Rotondo da papa Teodoro I (642-649).

Monterotondo ha il Palazzo Orsini, il Duomo (chiesa Santa Maria Maddalena del Seicento), il convento dei Cappuccini ed altre pregevoli chiese da visitare come la chiesa di Santa Maria delle Grazie. 


Letture consigliate

AA.VV., I santi martiri nomentani Primo e Feliciano, Confraternita Sant’Antonio Abate, Mentana, 2007

AMADIO A. A., I mosaici di Santa Costanza: disegni, incisioni e documenti dal XV al XIX secolo, De Luca, Roma, 1986

CARBONARA A. – MESSINEO G., Via Nomentana, IPZS Libreria dello Stato, Roma, 1996

MOSCETTI E., Perduti o dimenticati, i reperti di Nomentum, Fonte Nuova, 2007

RONCALI A., Santa Agnese: basilica, catacombe e mausoleo di Santa Costanza, Roma, 1908

VALENTINI A., Da Nomentum a Mentana, Mentana, 1999

VICARIO S., La Via Nomentana, Editrice Barone, Monterotondo, 1988