L’ECCIDIO DI CEFALONIA

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 al fianco della Germania, Mussolini decise di condurre una “guerra parallela” per non sfigurare di fronte alle vittorie conseguite dai tedeschi. In particolare decise di invadere la Grecia per cercare di affermare i Balcani come sfera di influenza italiana. In questo scenario agli italiani venne assegnato il controllo delle isole Ionie, mentre guarnigioni tedesche furono dislocate in punti strategici a ‘rinforzo’ dello schieramento italiano.

La 33^ Divisione “Acqui” comandata dal generale Antonio Gandin fu stanziata nella sede di Cefalonia, Corfù e Zacinto di rilevante importanza strategica. Il grosso delle forze, composto dal 17° e dal 317° rgt fanteria , dal 33° rgt artiglieria a Cefalonia e il 18° rgt fanteria a Corfù, a Zacinto un piccolo distaccamento.

A Cefalonia oltre alla “Acqui” era presente la 2^ Compagnia del VII btg Carabinieri più la 27^ sezione mista dei Carabinieri, reparti del 1° btg Finanzieri, i marinai che presidiavano le batterie costiere, il locale Comando Marina, il 110° btg mitraglieri di C.A., il 188° gruppo di artiglieria di C.A. ed il 3° gruppo di artiglieria contraerei per un totale di 12.000 uomini.

Fino ai primi mesi del 1943 la convivenza tra soldati italiani e tedeschi nell'isola non aveva presentato problemi ma dall’8 settembre la situazione precipita. Il generale Vecchiarelli come comandante dell’XI Armata inviò un messaggio al generale Gandin in cui si specifica la linea di condotta nel caso di violenza armata dei tedeschi. Si richiama ognuno a rimanere al suo posto con compiti attuali. Di mantenere con ogni mezzo disciplina esemplare. I tedeschi dettero avvio al piano “Achse” che prevedeva il disarmo forzoso e la deportazione delle truppe italiane. Per questo fecero affluire anche altre truppe e mezzi.

Il generale Gandin si confrontò con il ten. col. Barge per discutere della situazione mentre perveniva dal Comando XI Armata di cedere tutte le armi collettive a disposizione.

I tedeschi l’11 settembre presentarono un ultimatum in nove punti imponendo il disarmo totale con la consegna delle armi. Il generale Gandin si consulta con la sua forza. All'interno dei reparti italiani si fa strada il favore della resistenza contro i tedeschi, in considerazione del messaggio del generale capo di SM Vittorio Ambrosio che invita a considerare le truppe tedesche come nemiche.


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Il 14 settembre le trattative tre le parti si chiudono. La speranza che gli Alleati invieranno un aiuto nell'isola svanisce perché per ragioni politiche ovvero non danneggiare i rapporti con l’Unione Sovietica che ritiene di fatto i Balcani una sua esclusiva zona di influenza. Il 15 settembre i tedeschi aumentano la loro forza militare con truppe di montagna e del supporto di 72 aerei tra cui reparti da bombardamento in picchiata “Stukas” che sganciano 32 tonnellate di bombe.

Dal 16 al 21 settembre la resistenza si fa accanita, fino a quando non vennero a mancare le munizioni e le materie prime . Il 22 settembre Gandin in una riunione con tutti i comandanti decide di cessare le ostilità e la resa incondizionata ai tedeschi.

A questo punto, Hitler in persona ordinò che i soldati italiani della “Divisione” ribelle fossero considerati come traditori e fucilati. I rastrellamenti e le fucilazioni proseguirono per tutto il giorno seguente e cessarono solo il 28 settembre. Il generale Gandin fu giustiziato il 24 settembre, 129 ufficiali furono assassinati presso una villa chiamata “Casa rossa” e 7 subirono la stessa sorte il 25 settembre. Accanto ad essi furono fucilati anche i sottufficiali.

Compiuto l’eccidio, i tedeschi cercarono di far sparire le tracce: ad eccezione di alcune salme lasciate insepolte o gettate in cisterne, la maggior parte furono bruciate e i resti gettati in mare. I superstiti furono caricati su navi destinate in Germania ma due di esse incapparono in campi minati e affondarono, un’altra fu silurata da aerei alleati che non conoscevano la natura del carico.

Le ostilità si diffusero in altre località dove gli italiani furono sopraffatti dopo furiosi combattimenti e l’esaurimento delle munizioni. Tra i morti in combattimento e le fucilazioni di ufficiali, sottufficiali e soldati si ha un totale di 9.000 vittime. Tra i pochissimi superstiti e alla successiva prigionia in Germania e Polonia, il cappellano militare Romualdo Formato autore del libro dal titolo “L’eccidio di Cefalonia”.

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Cefalonia è una bella isola di 737 kmq nel mar Ionio, tra ulivi e mandorli, le odorose ginestre e i fichi d'india, i campi con i muretti a secco dove si è consumata una strage che ha disonorato per sempre l’esercito di Hitler.

Qui i soldati italiani sono rimasti fedeli al loro giuramento. Nei decenni successivi al 1943 la bibliografia su Cefalonia è stata nutrita. Tra il 1978-79 il Ministero della Difesa ha eretto sull'isola il Memoriale. I soldati italiani sono ricordati con monumenti, intitolazioni di scuole, caserme e strade come “Eroi di Cefalonia”.


Fonte immagini: sito web Pietre della memoria

Letture consigliate:
copiosa è la letteratura sull'argomento, segnaliamo
  • Venturi M., Bandiera bianca a Cefalonia, Feltrinelli, Milano, 1963
  • Formato R., L’eccidio di Cefalonia, Mursia, Milano, 1996
  • Meyer H.F., Il massacro di Cefalonia, Gaspari, Udine, 2014
Anche la cinematografia è numerosa, segnaliamo la lettura di quest'articolo pubblicato dalla RAI:  Cefalonia, la strage nazista in film e fiction 

Per ulteriori approfondimenti potete consultare i siti:

Regio esercito italiano; Esercito italiano; Ministero della difesa