LE MAROCCHINATE

Il transito delle truppe alleate, dopo lo sbarco in Sicilia, dalla linea Gustav alla line Gotica (dalla Sicilia alla Toscana 1943-44) è segnato dal passaggio dei Goumiers. Con questo termine si indicavano i soldati di nazionalità marocchina incorporati nell’esercito francese tra il 1908-1956 ed inquadrati nel V corpo d’armata alleata detta dei liberatori.

Questi soldati irregolari, una forza di 7.833 uomini, reclutati nell’area del Maghreb dal loro tipico abito e dal pugnale ricurvo, avevano un carattere violento e selvaggio, si abbandonarono ad un numero elevato di crimini di guerra (stimato in 200.000 vittime) tra saccheggi, omicidi e stupri (stimato in 60.000) con i loro devastanti effetti (fisici, psicologici, morali, sanitari), sono queste "le marocchinate". Questi crimini erano ritenuti per loro come un’arma e un bottino di guerra.

Li comandava il generale francese Alphonse Jouin (1888-1967) che li impegnò nelle impervie vie montane per sfondare la linea Gustav che aveva bloccato gli alleati per sei mesi (Operazione Diadem).

Nell’animo della popolazioni, un senso di profondo sgomento e di forte ostilità, si determinò nei loro riguardi, oltre quello di un senso di abbandono delle istituzioni per non averli protetti o difesi da questi barbari.

La regione più colpita dalle violenze carnali fu certamente il Lazio, nella misura pari al 70 per cento della stima nazionale, commessi per l’89 per cento delle volte da soldati marocchini e algerini.

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«Monumento alla mamma ciociara - Castro dei Volsci (FR)»

La storiografia non dispone a tutt’oggi di dati completi, è tuttavia ragionevole ipotizzare che il numero delle vittime fosse molto più alto di quello indicato alla fine del conflitto dal comando militare francese in Italia, ricavato dalle circa 20.000 richieste di indennizzo relative a stupri e omicidi.

Queste truppe di colore con odio ed ira si trasformarono in un flagello per umiliare e condannare, quando dilagavano nei territori liberati dai tedeschi. Nel Lazio esse si espansero per la Valle del Sacco: Ausonia, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Esperia, Pofi, Pontecorvo, Sant’Andrea del Garigliano, Vallecorsa ed altre località divenne il loro campo operativo della più turpe ed ignominiosa attività punitiva e di sfogo delle più basse bramosie sessuali contro le popolazioni inermi ed indifese, come bambini, donne e religiosi.

«Il peccato contro natura non solo ripugna alla retta ragione ma è anche contro l’ordine di natura» scrive San Tommaso D’Acquino (1225-74 nella Summa Teologica).

«Mai come in questi ultimi tempi, infatti, la guerra ha tanto esteso la sua azione a vittime innocenti che non portarono armi, né potevano portarle, a vittime inconsce dello stesso infuriare del conflitto: e mai le sue conseguenze sono state così profondamente e durevolmente impresse nei corpi e nelle anime, degli individui e della comunità» scrive il cardinale Giacomo Lercaro nel suo intervento al Centro Italiano di Studi per la Riconciliazione Internazionale (1956-68).

Alberto Moravia ha raccontato nel libro La Ciociara, del 1957, a cui ha fatto seguito il film omonimo di Vittorio De Sica del 1960, questa tragedia che sfigura l’umanità.

Roberto Mirabella ha voluto con la sua poesia Donna di Ciociaria che la donna ciociara è ogni donna quando si compie un femminicidio e si perde il nostro essere umano.

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ha raccontato questi fatti delle marocchinate nel suo periodico Solidarietà con articoli, tra cui quello del 1990 dal titolo Quando l’uomo divenne bestia e del 1994 Il sacrificio delle mamme. Il magazine ha pubblicato la foto del monumento alla Mamma Ciociara di Castro dei Volsci. Il monumento rappresenta il corpo della donna che nasconde dietro di sé la figlia ed espone tutta sé stessa. Il volto della madre è rivolto verso il viso della figlia che sembra chiamarla: è un urlo di orrore, di dolore, di morte e di condanna.

L’Istituto di Studi Sabini nel corso della rassegna Sabato d’Autore ha presentato, nel novembre 2012, il libro di Michela Ponzani, Guerra alle Donne, che ha dedicato un capitolo al tema delle marocchinate.

La Regione Lazio promotrice dell’iniziativa a memoria di questi eventi, ha trasformato la giornata della memoria in una riflessione più profonda nel dedicare annualmente, a decorrere dal mese di maggio 2023 nel Mese regionale in memoria delle vittime delle marocchinate.



Letture consigliate:

Moravia Alberto, La Ciociara, Bompiani, Milano, 1957

Ponzani Michela,  Guerra alle donne (partigiane, vittime e di stupro, amanti del nemico 1940-45), Einaudi, Torino, 2012

Sito web dell'Associazione nazionale vittime delle "Marocchinate" o Goumiers (o.n.l.u.s.)   www.marocchinate.org