LA PREDICAZIONE

Alla cara memoria di Matteo Ajassa (1925-2004) teologo della comunicazione, terziario ed affiliato francescano, fondatore del Centro Comunicazioni Sociali della Pontificia Università Urbaniana.

La Regola francescana al capitolo 9 recita: 

I fratelli non predichino nel vescovado di alcun vescovo, quando da lui sarà stato loro proibito. E nessuno dei fratelli, assolutamente, osi predicare al popolo, se non sarà esaminato e approvato dal Ministro Generale di questa fraternità e gli sarà stato da lui concesso l’ufficio della predicazione. Ammonisco anche ed esorto gli stessi fratelli che, nella predicazione che fanno, i loro discorsi siano controllati e casti, a utilità ed edificazione del popolo, indicando ad esso vizi e virtù, pena e gloria con brevità di discorso, poiché breve disse il Signore sulla terra.

Per gli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani (si definiscono propriamente ordine dei predicatori) la predicazione è un ufficio primario. Affidata ad alcuni frati dal ministro generale (datore della licenza) e dal 1245 Innocenzo IV concede facoltà anche ai ministri provinciali. La fraternità stessa si articola in tre ordines: predicatores, oratores, laboratores. Gli ordini mendicanti portano la predicazione sulle strade e nelle piazze ovvero all’esterno delle chiese (i monaci e i vescovi ministri della predicazione che potevano delegare preti e diaconi avevano pulpito e cattedra all’interno delle chiese, San Gregorio Magno chiamava ‘predicator’ il monaco che passava dalla contemplazione all’azione), la loro predicazione era definita come una predicazione itinerante.

Le prediche furono chiamate dai greci omelie e dai latini sermoni o trattati della parola o dottrine o conferenze ascetiche. Le prediche furono dette anche disputationes contro gli eretici o quando erano controversie o dubbi in materia di istruzioni sulla Scrittura.

San Domenico, fondatore dei domenicani (1170-1221), invita i frati per la predicazione verbo et exemplo con la loro parola e la loro vita semplice (povertà e mendicità) testimonianza e studio.

San Francesco ritiene che si possa predicare anche senza parole (la vita dell’eremita è predicazione silenziosa) la vita in certi casi, come tra gli infedeli, è la migliore predicazione. La predicazione è il principale documento di una santità che si preoccupa della terra da salvare, del popolo da convertire, degli infedeli da portare alla fedeltà, è questo il segno dell’umanità di Cristo, della sua stessa vita terrena. San Francesco non ammetteva i predicatori dallo stile ampolloso e profano. Voleva che illuminassero efficacemente l’intelletto con sode ragioni e scrittura sacre chiare e con modo apostolico, fervoroso e devoto. Ad Antonio da Padova (1195-1231) scrive:

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A frate Antonio, mio vescovo, Frate Francesco augura salute. Mi piace che tu insegni teologia ai frati purché in questa occupazione tu non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione. 

La predicazione di Sant’ Antonio da Padova, dottore della Chiesa, è ancora oggi oggetto di ascolto e riflessione (la sua lingua incorrotta si conserva in reliquiario nella Basilica omonima).

Secondo il detto dell’apostolo, il predicatore senza la carità è somigliante al bronzo e al cembalo che fa rumore. Francesco, egli stesso predicatore, ammoniva nell’esercizio di tale altissimo ministero che i frati precedessero con retta e pura intenzione, mossi solo dall’amore di Dio e del prossimo, non dal proprio interesse, dalla mira del denaro e dagli onori.

La scuola francescana della predicazione ha avuto grandi predicatori, da Antonio da Padova (tiene le prediche contro gli eretici, predica davanti a Gregorio IX, predica agli uccelli…) a Bonaventura da Bagnoregio (1221-74) che afferma la necessità dello studio (il maestro dei predicatori) e di possedere dei libri utili a questo scopo. 

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«Bernardino da Siena  (1380-1444)»

Particolare attenzione a Bernardino da Siena che imprime un forte rinnovamento per la Chiesa e per il francescanesimo, portava con sé tavolette di legno con incise il nome di Gesù (monogramma IHS) di cui era devoto, per farle baciare; come Antonio da Padova condanna l’usura e affronta temi socioeconomici e della riconciliazione; papa Martino V lo scelse per essere predicatore della Casa pontificia ma egli rifiutò per umiltà, come anche la nomina a vescovo; Bernardino scriveva anche in latino e predicava in dialetto.

Tanti predicatori hanno fatto onore a questa scuola, sia antichi che moderni: Giovanni da Capestrano (1386-1456), Giacomo della Marca (1393-1476), Alberto da Sarteano (1385-1450), Bernardino d’Asti (1484-1557), Giovanni da Fano (1469-1539), Francesco da Jesi (1470-1549), Bernardino Ochino (1487-1564), Cornelio Musso (1511-1574), Carlo da Sezze (1613-70), Vittorino Facchinetti (1883-1950), Mariano da Torino (1906-72), Raniero Cantalamessa (1933)

Vittorino Facchinetti ofm è il primo religioso ad utilizzare la radio nella predicazione come Mariano da Torino ad utilizzare la televisione dal 1955 (Programmi: La posta di padre Mariano, Chi è Gesù?, In famiglia). 

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«Roasenda Paolo (Padre Mariano)»

Oltre ad essere un predicatore televisivo, Padre Mariano (Paolo Roasenda) si è dedicato all’assistenza dei malati, cappellano e conferenziere con interventi anche alla radio italiana e vaticana, fu definito il parroco della televisione. Fu apprezzato ed amato in tutta Italia. È in corso la causa di informazione canonica.

Un aspetto importante e interessante, in pari tempo, è l’evoluzione della predicazione. Un primo evento è la scoperta della stampa ad opera di Joahann Gutemberg (1400-68) a cui si deve la stampa della Bibbia (1452-55) e del Trattato della celebrazione della Messa e di conseguenza delle pubblicazioni di libri sul ministero della predicazione. Poi il Concilio di Trento (1542-63) con i suoi dettami (seminario, visite pastorali, sinodi, registri parrocchiali-archivio, dicasteri, decreti tra cui il Decretum De Reformation), Propaganda Fide (1622), le Lettere encicliche e pastorali.

Pio IX nel 1846 scrive nell’enciclica Qui Pluribus: “...Perciò non sia mai che voi cessiate di predicare il Vangelo, in modo che il popolo cristiano ogni giorno cresca più erudito nei santi precetti della legge cristiana e nella scienza di Dio, si allontani dal male e faccia il bene e cammini nelle vie del Signore”.

La predicazione si teneva la domenica ma poteva essere un giorno mirato in coincidenza con una festa. La predicazione è un ministero svolto per l’insegnamento e la diffusione della dottrina e delle verità di fede atta a spiegare i testi sacri. Essa ha anche un compito culturale, educativo e comunicativo.

La struttura di una predicazione può prevedere: il saluto iniziale o finale “Pace e Bene”, la finale benedizione, la presentazione, la disposizione del testo o struttura, il suo sviluppo, la spiegazione-analisi, chiusura-esortazione. In tutto questo rimane valido sempre il tono della voce, lo sguardo, il gesto, il movimento, i colori, l’espressione, le immagini, il messaggio, il luogo, il tempo.

La predicazione vuole virtù: semplicità, povertà, obbedienza, umiltà. San Bernardino da Siena diceva: "dire bello, breve, bene". San Bonaventura da Bagnoregio diceva: “Chi ne ha una (le virtù citate) e le altre non offende, tutte le possiede, e chi ne ha una sola ma offende non ne possiede nessuna”. San John Henry Newman (1801-90) diceva: “La vera predicazione è predicare Gesù Cristo”.

Tra la fine del Cinquecento e ben oltre la metà del Settecento alcuni ordini religiosi (cappuccini, gesuiti, passionisti, redentoristi) si impegnano nelle missioni popolari, cicli straordinari di predicazione rivolti inizialmente a combattere la diffusione di dottrine eterodosse e le credenze superstiziose, indirizzate soprattutto alle popolazioni rurali e poi stese ai centri urbani. Spiccano due figure: Paolo Segneri sj e Leonardo da Porto Maurizio ofm (1676-1750) apostolo della Via Crucis che erige più di 500 croci in Italia.

Alla fine del Settecento si assiste ad una riproposizione di un ruolo primario della predicazione parrocchiale che si attesta nel secolo successivo con una predicazione di carattere catechistico e devozionale. Con il pontificato di Leone XIII aumenta la formazione del clero e per le forme di predicazione, vedi nel 1894 l’Istruzione sulla sacra predicazione. Con Benedetto XV attraverso il nuovo Codice di Diritto Canonico si sancisce la responsabilità del vescovo nei confronti di tutta la predicazione in diocesi. Al termine della II guerra mondiale le forme della predicazione dovettero fra fronte a una profonda trasformazione della società. In questo senso l’enciclica del 20 novembre 1947 di Pio XII, Mediator Dei sul rinnovamento liturgico, offriva una prima risposta che sarà determinante con il Concilio Vaticano II (1962-65).

Il Concilio con i suoi atti sottolinea l’importanza della predicazione quale compito primario del vescovo e dei sacerdoti con una accentuazione del suo riferimento ai testi biblici e della formazione specifica dei sacerdoti.

Il linguaggio dei predicatori è stato influenzato dai nuovi media (televisione, telefono, internet…) da produrre programmi e volti con tematiche morali e sociali. Il magistero pontificio pone rilievo alla comunicazione quale nuovo campo di missione. 

Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi scrive:

Nel nostro secolo contrassegnato dai mass-media o strumenti della comunicazione sociale, il primo annuncio la catechesi o l’approfondimento ulteriore della fede, non possono fare a meno di questi mezzi come abbiamo già sottolineato. Posti al servizio del vangelo essi sono capaci di estendere quasi all’infinito il campo di ascolto della parola di Dio e fanno giungere la buona novella a milioni di persone…

Giovanni Paolo II a sua volta afferma: 

Non solo ci dovrebbe essere un piano pastorale per le comunicazioni ma le comunicazioni dovrebbero far parte di ogni piano pastorale.

La predicazione e la comunicazione si incontrano ma non si confondono, sono entrambe un servizio che trovano la sintesi in quella espressione che papa Francesco ha rivolto per l’ottavo centenario di San Francesco: Ascoltare, Camminare, Annunciare.

La predicazione di ieri e di oggi non cerca proseliti, rimane importante anche in considerazione del fatto che siamo tutti interconnessi ed immersi nella comunicazione. La predicazione interpella, richiede attenzione ed ascolto nonostante la velocità e il cambiamento continuo del mondo contemporaneo. Non bisogna perdere la capacità di ascolto. 

Scrive papa Francesco nella Fratelli tutti

San Francesco d’Assisi ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori.



Letture consigliate

Secolo XIII-XV

Sant'Antonio da Padova, I Sermoniwww.monasterovirtuale.it

Secolo XVI-XVIII

Paleotti G., Istruzzione per li predicatori destinati alle ville, ò terre, per il Moneta, Roma, 1678

Panigarola F. ofm, Il predicatore, Venezia, 1642

 Secolo XIX

Peraldi M.F., Lettera sulla predicazione, Tip. Giusti, Lucca, 1833 

Audisio G., Lezioni di eloquenza sacra, Tip. Librajo, Torino, 1842-82

San Bernardino da Siena, Prediche volgari, Siena,1853

Gallerani A. s.j., La guida del predicatore, Roma, 1894

Secolo XX-XXI

Santini E., L’eloquenza italiana dal concilio di tridentino ai nostri giorni, voll. 2, Edizioni Sandron, Palermo,1923 

AA.VV., Dizionario degli istituti di perfezione, Voll.10, Ed. Paoline, Roma, 1983

Ajassa M., Le comunicazioni sociali: nuova terra di missione, Istituto di cultura e di educazione francescana (I.C.E.F.) , Campo di Giove (AQ), 1993

AA.VV. , Dizionario di missiologia, Pontificia Università Urbaniana - Edb, Bologna, 1993

Barzagni G,. La filosofia della predicazione, ESD-Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1995 

AA.VV., La predicazione in Italia dopo il Concilio di Trento: tra Cinquecento e Settecento, Edizioni Dehoniane, Roma, 1996

Ardissino, E., Rassegna di studi sulla predicazione post-tridentina e barocca (1980-1996), Lettere Italiane 49, no. 3 (1997): 481–517. 

AA.VV., Dizionario di omiletica, Elledici, Torino, 1998

Congar Y., Insegnare a predicare, Emp, Padova, 2007

CEI, La predicazione cristiana oggi, Edb, Bologna, 2008

Doglio ML – Delcorno C., La predicazione nel Seicento, Il Mulino, Bologna, 2009

Russo R. ofm, La prima predicazione francescana, Edizioni Porziuncola, Assisi, 2022


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«San Francesco d'Assisi predica agli uccelli»