ALESSANDRO MANZONI: L’ATTUALITÀ DI UNA VISIONE

Alessandro Manzoni (Milano 7 marzo 1785 - 22 maggio 1873) scrittore, poeta, studioso della lingua italiana (ha scritto 2000 lettere) e cultore di botanica, lo ricordiamo nel 150° anniversario della morte.

Figlio del conte Pietro e di Giulia Beccaria (figlia di Cesare) inizia la sua formazione nel Collegio dei Padri Somaschi a Merate, poi nella frequentazione negli ambienti letterari e scientifici del suo tempo che lo portarono anche ad alimentare la sua biblioteca. Nel 1805 segue la madre a Parigi ed incontra gli intellettuali della capitale francese, dove la sua cultura poté aprirsi ai più moderni sviluppi del pensiero europeo. Nel 1808 sposò la ginevrina Enrichetta Blondel che abiurata la confessione calvinista per quella cattolica, influì con i sacerdoti giansenisti, Degola e Tosi, alla conversione del Manzoni nel 1810. Dal 1813 abita a Milano in Via Morone (oggi sede del museo e del Centro Nazionale Studi Manzoniani). Enrichetta muore nel 1833 e quattro anni dopo sposa Teresa Borri Stampa.

Manzoni vive il secolo XIX che è il secolo del risorgimento, della storiografia, dello storicismo, del romanzo storico e della fede nella storia. È iniziatore della prosa moderna italiana, nel suo pensiero e nella sua opera il passato viene letto anche in chiave contemporanea, tanto da essere definito il più contemporaneo tra gli scrittori europei e di una poliedrica attualità. L’adesione del Manzoni è scandita da una serie di scritti: ( etico religiosi ) 1818-19 Osservazioni sulla morale cattolica; ( storici ) 1822 Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, 1840 Storia della colonna infame, 1850 Del romanzo storico e in genere dei componimenti misti di storia e d’invenzione, 1861-9 La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859; (estetico-letterari) 1820 Lettre a M. Chavet, 1823 Sul romanticismo, 1845 Del romanzo storico; ( linguistici) 1868 Dell’unità della lingua. Dal loro complesso emerge una poetica fondata sul "vero" e sull’impegno morale, su una concezione provvidenziale della storia, sulla convinzione che la lingua dello scrittore debba essere popolare e nazionale (da cui la scelta del ‘fiorentino parlato’).
A tali linee teoriche corrisponde l’itinerario artistico: dalla poesia ‘sliricata’ degli Inni Sacri (La resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La passione, La pentecoste) e delle Odi (Il 5 maggio 1821), allo sforzo d’interpretazione storica e psicologica delle tragedie (Il conte di Carmagnola, 1820, Adelchi 1822) fino al romanzo-capolavoro "I promessi sposi" su cui vi lavorò più di venti anni 1827, 1840-42 e per ben tre diverse stesure. Qui si fondono le ragioni ideologiche ed artistiche di Manzoni: la pietà per gli umili, il gusto della storia, il sentimento religioso e il senso acuto, spesso ironico, dei limiti della condizione umana, infine la conquista di una prosa capace di ogni vibrazione ma tenuta su un registro medio comunicativo. 
"I promessi sposi" sono un testo base nel piano formativo scolastico per il valore storico, etico e letterario oltre al fatto che ci riconosciamo nei personaggi.

Nel 1859 fu nominato presidente a vita dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere poi commutato ad onorario con la nomina a senatore del Regno d’Italia nel 1861. In questa veste fu presidente della Commissione Pubblica Istruzione per la lingua italiana da cui scrisse la "Relazione dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla" proponendo scuole e un saggio di vocabolario della lingua italiana.
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«Venosta, F. (1873). Alessandro Manzoni: cenni sulla sua vita e le sue opere. Italia: C. Barbini.»


A Manzoni sono intitolate strade, scuole, monumenti ed una banconota (delle decaduta Lira) emessa dalla Banca d’Italia.

L’Istituto di Studi Sabini in occasione del 150° dell’Unità d’Italia ha partecipato con il Comitato culturale "Mentana incontra...2011" ( logo ufficiale Presidenza Consiglio dei Ministri) alle celebrazioni con un progetto culturale triennale 2009-2011 nel quale ha curato il saggio Il contributo dei cattolici all’Unità d’Italia  in cui lo ricorda per il suo contributo.

Manzoni, venerato da Giuseppe Verdi, ha incontrato nella sua casa Giuseppe Garibaldi il 15 marzo 1862. Ugo Foscolo lo definiva: "Giovine ingegno nato alle lettere e caldo d’amor patrio" perché impegnato a far comprendere la provocazione risorgimentale. È nota quella espressione patriottica manzoniana sull’Italia: "Una d’arme, di lingua, d’altare, di memoria, di sangue e di cor".

Nel convegno curato dalla Conferenza episcopale Italiana a Roma 2-4 dicembre 2010 è citato dagli interventi di Claudio Scarpati "Ogni opera di Manzoni ha una implicazione patriottica, pone sullo sfondo l’idea della nazione italiana" e di Agostino Giovagnoli "il caso Manzoni, la cui riflessione sull’unità politica si è misurata intensamente con l’opera di S. De Sismondi".

È una figura poliedrica su cui artisti, letterati e studiosi si confrontano per l’attualità della sua visione. Basta citare alcuni nomi come De Chirico e Sassu, Petrocchi e Sapegno, Camerini e Bolchi, Nocita e Bonnard, Ravasi e Cardini, Lorizio e Ossola.



Per ulteriori approfondimenti:

Letture consigliate:

  • Giuseppe Langella, Amor di patria. Manzoni e l’altra letteratura del Risorgimento, Interlinea, Novara, 2005
  • Giuseppe Polimeni, La similitudine perfetta. La prosa di Manzoni nella scuola italiana dell'Ottocento, Angeli, Milano, 2011
  • Giovanni Oliva (a cura di) Manzoni e il realismo europeo, Mondadori, Milano, 2007